A cura di Paola Nola e Francesca Virelli
L’edera è di gran lunga la liana più frequente all’interno dei querceti di pianura, dove spesso presenta un comportamento invasivo. La forma strisciante può manifestare la sua invadenza tappezzando il sottobosco, uniformandolo, rendendo più difficile l’insediamento di altre specie e in particolare la rinnovazione delle specie forestali caratteristiche. La forma rampicante può sviluppare un fusto legnoso, inizialmente sottile e sinuoso, ma che con il passare del tempo può diventare un vero e proprio tronco di diversi cm di diametro e dal quale si sviluppa una folta chioma che si intreccia con quella dell’albero che la sostiene. La sua capacità di arrampicarsi è legata alla formazione da parte del fusto di numerosissime radici avventizie, simili ad una densa peluria, che le permettono di aderire alla corteccia della pianta, senza però penetrare all’interno del fusto, né sottrarre ad essa alcun tipo di risorsa. I fattori che determinano il passaggio dalla forma strisciante a quella rampicante non sono ancora del tutto noti, ma sembra che la luce giochi un ruolo importante.
Uno studio condotto nella Riserva Bosco Siro Negri (Castagneri et al 2013) ha quantificato la presenza della specie su 374 alberi in 4 aree campione (per un totale di 1 ettaro), cercando eventuali legami tra la sua distribuzione e le caratteristiche degli alberi su cui essa cresce. Ne è risultata una densità media pari a 657 individui con diametro > 0.5 cm, di cui circa 1/3 con diametro > 2.5 cm. Gli individui più grandi raggiungono i 14 cm di diametro.
Il 52% degli alberi rilevati presenta almeno 1 esemplare di edera, ma in alcuni casi numerosi individui distinti si arrampicano su uno stesso albero, con una media superiore a 3 individui per albero. L’accrescimento medio in diametro è poco più di 1 cm/anno e risulta legato allo spazio disponibile sul tronco della pianta ospitante, cioè dipende dal numero di esemplari che si arrampicano sullo stesso tronco e dalle loro dimensioni.
Il supporto ideale è rappresentato dalle piante di maggiori dimensioni, con pochi alberi competitori intorno. In particolare la quercia, che all’interno della riserva rappresenta la specie con maggiori dimensioni e con un’ampia chioma al di sotto della quale difficilmente crescono altri alberi, sembra essere la specie preferita come supporto. Al contrario gli alberi che non presentano esemplari di edera rampicante sono prevalentemente piccoli e si trovano in zone ad alta densità.
Tradizionalmente all’edera è stato attribuito un ruolo negativo per la crescita della pianta che la ospita, con l’erronea convinzione che si trattasse di una specie parassita, tanto che ancora oggi è diffusa la pratica del taglio dell’edera al piede dell’albero, lasciando seccare la restante parte aerea. Anche se ormai è chiaro che l’edera non sottrae direttamente sostanze all’ospite, in realtà si sa ancora troppo poco sul suo ruolo all’interno dell’ecosistema forestale e la sua abbondanza in alcuni boschi che presentano segni di deperimento suscita discussioni e opinioni contrastanti in merito alla sua gestione.
Senza dubbio esemplari di edera di grandi dimensioni, che raggiungono il piano dominante entrano in competizione con la componente arborea, sia a livello del suolo, in cui le radici dei diversi individui devono spartirsi acqua e nutrimento, sia a livello di chioma, dove avviene la lotta per la luce disponibile. D’altra parte la ricerca della luce è lo scopo. Spesso però si rileva che l’abbondanza di luce è uno dei fattori che induce il portamento rampicante della liana, poiché essa è più frequente in corrispondenza di aperture della volta forestale, ad esempio in prossimità di schianti di grandi alberi che lasciano penetrare maggiore quantità di luce al suolo, ma anche in corrispondenza di alberi deperienti che presentano una chioma particolarmente ridotta e quasi completamente sopraffatta dalle foglie dell’edera stessa. Attualmente, dunque, non è possibile determinare con certezza se l’abbondanza di edera rilevata all’interno di un bosco rappresenti un fattore di stress per la componente arborea, la cui chioma ricoperta di edera riduce fortemente l’attività di fotosintesi e di conseguenza anche il suo accrescimento, oppure rappresenti un fattore di debolezza, che si innesca su un processo di deperimento già in atto. In quest’ultimo caso, la bassa densità fogliare delle piante deperienti, che permette una maggiore quantità di luce a terra, potrebbe essere l’elemento che favorisce il passaggio dalla forma strisciante a quella rampicante e il rapido accrescimento di quest’ultima.
Leggi anche: Daniele Castagneri • Matteo Garbarino • Paola Nola (2013) Host preference and growth patterns of ivy (Hedera helix L.) in a temperate alluvial forest – – Plant Ecology 214, 1–9 https://doi.org/10.1007/s11258-012-0130-5